La Storia

Ultima modifica 21 novembre 2023

FEROLETO ANTICO

Feroleto Antico è posto a circa 350 mt. sul livello del mare ed ha una estensione di circa 22 Kmq. Il suo territorio è prevalentemente collinare. La vetta più alta è il monte Mennazzo (749 mt). E’ attraversato dal fiume Badia per circa 13 Km. La popolazione è di 2.102 (Censimento Istat 2007).


NOTIZIE STORICHE

Sulle origini di Feroleto non si hanno documenti certi ma è probabile che esisteva anche prima della nascita di Cristo. Alcuni storici ritengono che il centro abitato sia sorto intorno al IX secolo, ad opera di popolazioni di origine ausona o enotra, che allontanandosi dalle coste si rifugiarono in un nuovo sito per sfuggire alle incursioni saracene e per questo scopo scelsero un luogo munito di barriere naturali che fortificarono con castello e mura. A questa sede diedero in nome di Feroleto, in lingua latina Feroletum. L’etimologia del nome si presta a due interpretazioni:

1)Il nome Feroleto deriva dalla parola "ferula", sostantivo latino che significa "canna". La zona proliferava di canne, specialmente le sponde dei torrenti che delimitano il paese.

2)Il nome Feroleto deriva dalla parola " Feroletum " che significa "portatore di morte".

Il terremoto del marzo 1638 non lascia indenne Feroleto, tant’è che fu completamente distrutto. Questo cataclisma non fiaccò lo spirito della gente e dei feudatari, che costruirono il castello e l’abitato. Il paese trova in sé la forza di risorgere e rinnovarsi, molti suoi abitanti costruiscono nuove abitazioni sulla parte pianeggiante posta a sud-est dell’antico colle urbano, dove vi si stabiliscono definitivamente.


LA CHIESA DI SANTA MARIA MAGGIORE:

Fra gli edifici sacri esistenti ed esistiti a Feroleto Antico, quello che riveste una certa importanza è la chiesa di Santa Maria Maggiore, dedicata alla Natività della Vergine. Fu eretta nel 1612, ma i lavori preparatori iniziarono molti anni prima (1531). Fra i capolavori presenti all’interno della chiesa, quello che suscita particolare importanza è la tela che rappresenta la Natività della Vergine Maria; questo dipinto che misura m. 2.30 di altezza per 1.70 di larghezza suscita nella gente del paese un profondo rispetto religioso tanto che lo chiamano affettuosamente "U quadru da Bombinella "


IL SANTUARIO DI DIPODI:

A circa 7 Km da Feroleto, su una piccola e verdeggiante collina, sorge il Santuario di Dipodi. La chiesetta domina solitaria ed incontrastata su un paesaggio di incomparabile e suggestiva bellezza. Secondo una vecchia cronaca greca la chiesa di Dipodi fu fatta costruire dall’imperatore Costantino e dal papa Silvestro verso il 314.

Il Santuario lungo il corso dei secoli è stato indicato con tre differenti denominazioni: S. Maria de’ Puris, S. Maria Visitapoveri e S. Maria di Dipodi.

L’avvenimento che si ripete ogni anno ininterrottamente da diversi secoli è la grande festa del 15 agosto. In questo giorno, ma anche nei 2 giorni precedenti la festa, il Santuario è meta di pellegrinaggio per migliaia di fedeli provenienti da tutta la Calabria e non solo. La gente, legata profondamente alla secolare tradizione, aspetta questa ricorrenza per fare visita alla Beata Vergine. Molti avendo fatto dei voti vi giungono scalzi, altri vengono per pregare e per chiedere e ricevere una grazia dalla Madonna.

Trascorsi i giorni della festa, il luogo ritorna un’ oasi di tranquillità e di silenzio.


FESTE - TRADIZIONI - FOLKLORE

La festa della Madonna Immacolata:

Questa è la festa più attesa dell’anno, forse perché è la più antica per tradizione e perché viene festeggiata nel mese di agosto, quando nel paese è presente la maggior parte dei paesani emigrati. Normalmente la festa viene celebrata la domenica successiva al 15 agosto, dove si cerca di coinvolgere la gente con manifestazioni tradizionali (giochi popolari...) e spettacoli musicali.


SANTO PATRONO

Il patrono del paese è San Silvestro, la cui festa viene celebrata il 31 dicembre.

A Feroleto viene festeggiato mediante una processione solenne in suo onore (1 gennaio), dove viene portata per le vie del paese la statua, di legno massiccio, raffigurante il Santo; la processione si snoda per le vie del paese con canti tradizionali accompagnati dal suono melodioso della zampogna.


LA GRISPELLISSIMA:

Questa sagra viene organizzata l’8 dicembre; la prima "grispellissima" fu organizzata nel 1974 e nel corso di questi anni ha acquistato più genuinità e notorietà. La genuinità delle "grispelle" dolce tipico paesano (patate, farina, lievito e fritte nell’olio) e la spontaneità delle persone si mescola allo spettacolo ed alla religiosità, non a caso è stato deciso di fare questa sagra proprio nel giorno della solennità dell’Immacolata Concezione.

La festa religiosa è caratterizzata dalla processione per le vie del paese della statua dell’immacolata Concezione, accompagnata dal suono della banda musicale; mentre la festa civile ha il suo momento tipico paesano la sera con il ballo della "babba ", un grande pupazzo all’interno del quale una persona, accompagnato da una ballo folkloristico tradizionale, fa ballare il pupazzo che culmina il ballo con l’esplosione di un petardo.
 

Prodotti Tipici
I PRODOTTI TIPICI

Olio Lametia (DOP)
Le Clementine di Calabria (IGP)
Capocollo di Calabria (DOP)
Pancetta di Calabria (DOP)
Salciccia di Calabria (DOP)
Sopressata di Calabria (DOP)
 

Olio Lametia (DOP)
Il termine Lametia è l'attuale denominazione della zona geografica anticamente chiamata "Laconia", facente parte della Magna Grecia. Il territorio è molto interessante per l'importanza storica e paesaggistica dei suoi comuni: sia di quelli litoranei, per le attività turistiche che li contraddistinguono, sia di quelli collinari, per i suoi abitati che dominano la pianura di Lamezia Terme.
La coltivazione dell'olivo in questa zona ha subito uno sviluppo considerevole a partire dagli anni '60, con l'introduzione di tecniche moderne di coltivazione, e oggi rappresenta uno dei settori trainanti dell'economia locale.

Come si consuma
L'olio Lametia, dal gusto delicato e dall'aroma tenue, ben si accosta a tutti i piatti di pesce e alle insalate, anche se le sue caratteristiche di estremo equilibrio ne fanno un olio dagli usi molteplici.

Come si conserva
L'olio deve essere conservato in ambienti freschi, asciutti e lontano da fonti di calore, a una temperatura compresa tra i 14 e i 20°C. In questa situazione ottimale la qualità del prodotto resta integra per oltre 36 mesi. Con le basse temperature l'olio può andare soggetto a congelamento, per cui, prima di iniziarne il consumo, occorre riportare il recipiente a temperatura ambiente (16-18°C) per alcuni minuti e agitarlo ripetutamente, per agevolare il ritorno del prodotto allo stato naturale.

Come si produce
La raccolta viene realizzata con scuotitori in periodo di invaiatura delle drupe dai primi di ottobre fino al 15 gennaio. Le olive vengono quindi trasportate in contenitori di plastica al frantoio, dove le drupe sono lavorate entro 12 ore dalla raccolta. La molitura è effettuata con sistema centrifugo continuo a temperatura inferiore ai 35°C. Il prodotto è poi stoccato in contenitori inox e decantato, negli stessi, con pulizia periodica dei fondami. L'olio viene, infine, filtrato e imbottigliato in vetro scuro da 500 e 750 millilitri.

Registrazione europea con regolamento CE n. 2107/99 pubblicato sulla GUCE L 258 del 5 novembre 1999; riconoscimento nazionale con provvedimento 29 ottobre 1999 pubblicato sulla GURI n. 265 dell'11 novembre 1999

Le Clementine di Calabria (IGP)

La zona di produzione si estende all'intero territorio della regione Calabria
La coltivazione delle clementine si è diffusa dopo il 1950 in Calabria, dove questo agrume ha trovato il suo habitat naturale: un clima mite e costante che permette al frutto di sviluppare appieno le sue caratteristiche qualitative estrinseche e intrinseche e di maturare molto precocemente, ai primi di ottobre.

Come si consuma
La Clementina di Calabria è rinfrescante e diuretica e possiede un elevato contenuto di zuccheri disponibili. In cucina, può essere consumata al naturale o impiegata per preparare succhi, sciroppi, sorbetti, marmellate. Il frutto è utilizzato anche in cosmesi nella preparazione di lozioni tonificanti e maschere per la pelle.

Come si conserva
La clementina va tenuta in frigorifero, dove si conserva anche per settimane.

Come si produce
Le piante di clementine, per vegetare bene e produrre regolarmente frutti di ottima qualità e in grande quantità, necessitano di tecniche colturali adeguate, eseguite con tempestività e con molto scrupolo, specialmente nelle prime fasi di sviluppo, in quanto l'albero delle clementine è molto sensibile e delicato durante i primi anni di vita.
La Clementina di Calabria non è sottoposta ad alcun tipo di lavorazione industriale e può essere commercializzata sfusa o confezionata, nel qual caso viene sottoposta a selezione, calibratura e retinatura.

Registrazione europea con regolamento CE n. 2325/97 pubblicato sulla GUCE L 322/97 del 25 novembre 1997

Capocollo di Calabria (DOP)

Le origini dei salumi calabresi si fanno risalire ai fasti culturali della Magna Grecia, mentre le testimonianze storiche descrivono lavorazioni di carni suine fin dal secolo XVII. In epoca più recente, la produzione di insaccati è attestata dalle statistiche pubblicate a seguito dei censimenti dell'epoca di Gioacchino Murat, nei primi anni del XIX secolo.
Tra i più illustri estimatori dei salumi di questa regione c'è Giacomo Casanova, che narra di averli assaggiati con particolare godimento durante un suo viaggio in Calabria, giudicandoli tra i migliori che avesse mai provato.

Come si consuma
Il gusto, intenso e delicato nello stesso tempo, è esaltato dall'abbinamento con vini rossi ben strutturati; il capocollo è tipicamente consumato come antipasto o come spuntino, con il tradizionale pane locale a lievitazione naturale, cotto nel forno a legna.

Come si conserva
Si mantiene perfettamente, per circa un anno, in luoghi freschi e asciutti, dove viene tradizionalmente appeso al soffitto per completare il processo di stagionatura. In alternativa, una conservazione soddisfacente è quella sotto vuoto, al fine di mantenere intatte le caratteristiche organolettiche; se già cominciato, si può mettere in frigorifero, dove si mantiene per un periodo di tempo più breve.

Come si produce
Il Capocollo di Calabria viene preparato utilizzando la parte superiore del lombo di maiale, disossato e salato a secco, con sale da cucina macinato. Il peso del capocollo, allo stato fresco, deve essere compreso tra 3,5 e 4,5 chilogrammi. La salatura dura da quattro ad otto giorni dopo i quali il capocollo viene lavato con acqua, bagnato con aceto di vino e sottoposto alle operazioni di massaggio e pressatura. Successivamente si aggiunge pepe nero a grani e il capocollo si avvolge in un diaframma parietale suino. Infine, si procede alla tradizionale legatura, in senso avvolgente, con spago naturale, e alla foratura dell'involucro. In seguito il capocollo si appende a sgocciolare in locali ben ventilati nei quali si controlla l'umidità relativa e la temperatura.
La stagionatura deve avvenire in locali che consentano di limitare lo sviluppo della flora microbica e favorire, invece, la lenta maturazione. Quest'ultima avviene in non meno di cento giorni dalla data della avvenuta salatura.

Pancetta di Calabria (DOP)

Si ottiene dalla lavorazione di carni di suini nati nel territorio delle regioni Calabria, Basilicata, Sicilia, Puglia e Campania e allevati nella regione Calabria dall'età massima di quattro mesi. La lavorazione avviene nell'intero territorio della regione Calabria

Le origini dei salumi di Calabria si fanno risalire al periodo della colonizzazione greca delle coste ioniche e ai fasti culturali della Magna Grecia. Le testimonianze storiche descrivono lavorazioni di carni suine fin dal secolo XVII. In tale epoca si colloca il primo riferimento scritto inserito in un'opera intitolata "Della Calabria Illustrata", dove si fa menzione di un ampio utilizzo della specifica tecnica di lavorazione della carne suina. In epoca più recente la produzione di insaccati in Calabria è attestata da statistiche pubblicate a seguito di censimenti dell'epoca di Gioacchino Murat (primi anni del XIX secolo). In tali documenti si evidenzia anche l'utilizzo di spezie e aromi, derivati da piante locali, per dare maggiore sapidità alle carni.
Tra gli illustri testimoni della bontà dei salumi calabresi vi è Giacomo Casanova. Egli narra, nelle sue memorie, di aver pranzato, durante un suo viaggio in Calabria, presso la mensa del vescovo Francescantonio Cavalcanti. Qui assaggiò i salumi della Calabria, giudicandoli i migliori che avesse mai mangiato.

Come si consuma
La Pancetta di Calabria entra a far parte di numerose ricette italiane ed è molto utilizzata nella preparazione dei soffritti. Può essere consumata anche cruda, o appena riscaldata, in fette più o meno sottili, insieme al pane salato, cotto nel forno a legna, tipico della tradizione locale.

Come si conserva
La conservazione ideale avviene in luoghi freschi e asciutti. In alternativa si consiglia la conservazione sotto vuoto, che ne consente il perfetto mantenimento delle caratteristiche organolettiche. Una volta cominciata, può essere lasciata in frigorifero, avvolta in un canovaccio.

Come si produce
La Pancetta di Calabria è un prodotto derivato dal sottocostato inferiore dei suini allevati in Calabria, con presenza di cotenna, sezionato nella caratteristica forma rettangolare. La pancetta con cotenna, del peso variabile dai 3 ai 4 chili, deve essere tagliata a forma rettangolare e avere uno spessore compreso tra 3 e 4 centimetri. Dopo la preparazione viene sottoposta a salatura, per un periodo da quattro a otto giorni. Successivamente la pancetta viene lavata con acqua e bagnata con aceto di vino. La parte superficiale può essere ricoperta con polvere di peperoncino. Segue quindi un periodo di stagionatura di almeno trenta giorni, in locali con umidità relativa e temperatura controllate.

Registrazione europea con regolamento CE n. 134/98 pubblicato sulla GUCE L 15/98 del 21 gennaio 1998

Salciccia di Calabria (DOP)

La Salsiccia di Calabria deve essere ottenuta dalla lavorazione di carni di suini nati nel territorio delle regioni Calabria, Basilicata, Sicilia, Puglia e Campania e allevati nel territorio della regione Calabria dall'età massima di quattro mesi.
Le fasi di macellazione e lavorazione devono aver luogo nel territorio calabrese

L'origine della tradizione salumiera calabrese risale, probabilmente, all'epoca della colonizzazione greca delle coste ioniche e ai fasti della Magna Grecia. Le testimonianze storiche descrivono lavorazioni di carni suine fin dal secolo XVII. In tale epoca si colloca il primo riferimento scritto, inserito in un'opera intitolata "Della Calabria Illustrata", dove si fa menzione di un ampio utilizzo della specifica tecnica di lavorazione della carne suina. In epoca più recente la produzione di insaccati in Calabria è attestata da statistiche, pubblicate a seguito di censimenti dell'epoca di Gioacchino Murat, risalenti ai primi anni del XIX secolo. In tali documenti si evidenzia anche l'utilizzo di spezie e aromi derivati da piante locali per dare maggiore sapidità alle carni.
Tra gli illustri testimoni della bontà dei salumi calabresi c'è Giacomo Casanova. Egli narra, nelle sue memorie, di aver pranzato, durante un suo viaggio in Calabria, presso la mensa del vescovo Francescantonio Cavalcanti. Qui degustò i salumi della Calabria giudicandoli i migliori che avesse mai mangiato.

Come si consuma
Il gusto particolare e intenso è valorizzato dall'accostamento con vini rossi della tradizione locale, a elevata gradazione alcolica. La salsiccia, che entra a far parte di gustosissime ricette della gastronomia meridionale, può essere gustata anche da sola, servita come antipasto insieme ad altri salumi e formaggi tipici, abbinata al pane a lievitazione naturale.

Come si conserva
Si mantiene perfettamente per circa un anno in luoghi freschi e asciutti, dove viene tradizionalmente appesa al soffitto per completare il processo di stagionatura. In alternativa, può essere messa sotto olio o sotto grasso e conservata in contenitori di vetro o, ancora, in buste di plastica sotto vuoto o, semplicemente, in frigorifero.

Come si produce
La Salsiccia di Calabria è un prodotto ricavato da carni della spalla e del sottocostola dei suini, con lardo e ingredienti aromatici naturali. Le carni e il lardo vengono lavorati quando la temperatura interna è compresa tra 0 e 3°C. La percentuale di grasso contenuto nell'impasto deve essere compresa tra il 15 e il 20 per cento per ogni chilogrammo di carne lavorata.
L'impasto viene insaccato in budella naturali di suino, successivamente forate, e quindi intrecciato a mano nella caratteristica forma a catenella. La stagionatura è di breve-media durata.

Registrazione europea con regolamento CE n. 134/98 pubblicato sulla GUCE L 15/98 del 21 gennaio 1998

Sopressata di Calabria (DOP)

Le fasi di macellazione e lavorazione devono avvenire nel territorio calabrese. La carne utilizzata per la produzione deve provenire da suini nati in Calabria, Sicilia, Basilicata, Puglia e Campania e allevati in Calabria dall?età massima di quattro mesi

Le origini dei salumi calabresi si fanno risalire ai fasti culturali della Magna Grecia, mentre le testimonianze storiche descrivono lavorazioni di carni suine fin dal secolo XVII. In epoca più recente, la produzione di insaccati è attestata dalle statistiche pubblicate a seguito dei censimenti dell'epoca di Gioacchino Murat, nei primi anni del XIX secolo.
Tra i più illustri estimatori dei salumi di questa regione c'è Giacomo Casanova, che narra di averli assaggiati con particolare godimento durante un suo viaggio in Calabria, giudicandoli come i migliori salumi che avesse mai provato.

Come si consuma
La ricchezza di gusto e di sapori diversi è sicuramente premiata dall'accostamento con vini rossi locali, a elevata gradazione alcolica, densi e corposi; la soppressata è servita normalmente come antipasto per completare ricchi carré di salumi, più raramente come farcitura di primi e secondi piatti.

Come si conserva
Si mantiene perfettamente per circa un anno in luoghi freschi e asciutti, dove viene tradizionalmente appesa al soffitto per completare il processo di stagionatura. In alternativa, può essere messa sotto olio o sotto grasso e conservata in contenitori di vetro o, ancora, in buste di plastica sotto vuoto.

Come si produce
La Soppressata di Calabria è preparata con un impasto di carne tritata a medio taglio, grasso e elementi aromatici naturali. Le parti del maiale utilizzate sono la spalla e il prosciutto per la carne, mentre il grasso deriva dalla parte anteriore del lombo, vicino al capocollo. L'insieme viene pressato in modo da assumere una forma cilindrica schiacciata ai lati, e poi sottoposto a stagionatura di media durata.
Il processo produttivo della Soppressata di Calabria è il risultato dell'evoluzione di particolari tradizioni e usi locali che richiedono l'uso di carni derivate da allevamenti locali di suini pesanti, tipici delle linee genealogiche italiane, alimentati con prodotti vegetali caratteristici dell'area considerata. L'impiego di essenze aromatiche naturali (pepe nero, pepe rosso, peperoncino, cumino) influenza in modo del tutto peculiare le qualità organolettiche delle carni.

Registrazione europea con regolamento CE n. 134/98 pubblicato sulla GUCE L 15/98 del 21 gennaio 1998
 


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